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domenica 7 ottobre 2012

Sanapite

Plenilunio Verzino Savelli.


La fine di settembre del 2012 il sole era da poco tramontato dall'altopiano della Sila. Le lunghe ombre oscuravano il cielo e tutte le cose quasi si confondevano con il buio. La leggera brezza serale favoriva un certo abbigliamento da riparare il fresco della sera.
Viaggiavo da Verzino a Savelli per andare a cena presso alcuni parenti che non vedevo da alcuni anni.
 Guidavo una macchina a noleggio e sin dal primo momento, l'auto presentava strani presagi. Durante il tragitto, alla guida ascoltavo interessato una voce narrante alla radio. Da pochi minuti avevo lasciato il paese di Verzino in direzione di Savelli, quando giunto davanti ad un ampio spiazzo con un cancello semiaperto,che divide "l'Essere dal non Essere", considerato luogo di pace e serenità. In quel luogo, un certo tale, si sbracciava per chiedere un passaggio. Distrattamente mi fermavo e lo sconosciuto montava in macchina e mi rendevo conto che si presentava piuttosto male in arnese. Scarpe e abbigliamento datato da tempo modello anni '60 ed il cappuccio di un vecchio eskimo verde ( L'eskimo è un giaccone con cappuccio bordato di pelo, di fattura semplice, che porta il nome degli abitanti del circolo polare artico.) copriva il capo del misterioso viaggiatore che avevo fatto entrare. Lui aprì lo sportello dell'auto e sedendosi mi disse:
" Ti aspettavo da tempo ora ho il piacere di presentarmi. Mi chiamo Castania, abito da queste parti e vado a trovare il mio amico Sanapite. Mi aspetta sull'omonimo ponte. Giù... lungo questa strada. Per cortesia lasciami lì... in fondo... perché l'amico sarà ad aspettarmi. "
" Va bene! Tanto... mi fermo dove mi dici di fermarmi e lì... vedrai... ti lascero. "
Gli risposi distrattamente mentre continuavo a prestare attenzione alla voce narrante. All'improvviso l'ospite viaggiatore prese a cantare i seguenti versi :
" Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa.
" bella canzone o poesia? " gli chiesi.
" se non vado errato la canta quel tale che solo cantando canzoni di poveracci si è fatto i soldi. Anche lui aspetto al varco. " rispose Castania.
"A chi.? " Chiesi distrattamente. Mentre Castania cantava a fior di labbra l'interessante motivetto.
"E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa
" belle parole. Ma dimmi un po' ma cosa ci fai da queste parti? " chiesi allo sconosciuto che ancora non avevo visto bene in viso perché nascosto dal cappuccio dall'eskimo.
" Ho già risposto. Quante volte ti devo dire che, io dimoro da queste parti e mi sposto per questi luoghi"
Mi disse con tono deciso, a significare che non accettava domande. Io continuai a guidare mentre prestavo attenzione alle curve che si ripetevano una dietro l'altra come il movimento di un serpente.
" scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos...
" bei tempi andati eh! " gli esclamavo mentre il Castania continuava a cantare a fior di labbra:
"E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD."
Dopo,questi versi Castania si chetó per il resto del viaggio. Appena giunti prima della curva del ponte di Sanapite L'autostoppista mi disse:
" sono arrivato. Ti ringrazio per il momento. Attenzione che scendo e ti passo davanti. Mi devi fare la cortese attenzione di spegnere i fanali, perché la luce mi abbaglia la vista e non vedo la strada. Non presterai attenzione alla mia normale metamorfosi, a te appare strano o insolito."
Infatti appena mi sono fermato, Castania scese dall'auto e a squarciagola prese a cantare, presumo il resto della canzone, mentre io spegnevo i fanali e il chiarore della luna piena impallidiva la vallata ed i versi echeggiavano nell'aria:
" Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai..."
A questi versi vidi Castania che saliva sopra il parapetto del ponte e con le falde dell'eskimo fra le mani e a braccia aperte incominciò a svolazzare in su e giù fino fino a prendere il volo e innalzarsi in cielo come un animale strano. Direi un demone, un angelo, un S. Michele.... Rimasi lì per lì sconcertato ma subito dopo dimenticai quella metamorfosi e continuavo a prestare attenzione alla voce narrante che recitava " il Maestro e Margherita " di Bulgakov.
Lungo la strada sotto i miei occhi si presentava un disastroso incendio che aveva bruciato da più di un mese tutto il patrimonio forestale. Le volpi sul ciglio della strada sconsolate piangevano i figlioletti morti carbonizzati. Ai struggenti abbaiare volpini mi fermavo. Un cinghiale disperato mi grugniva in cerca di cibo. Avevo un mezzo pane un po' raffermo e glielo davo e quella povera bestia si veniva a grattare alla ruota dell'auto ringraziando la mia generosità. Due volpi mi salivano sul cofano e mostravano i denti rabbiosi. Un gufo, una civetta e altri uccelli mi avevano attorniato e tutti erano disperati perché avevano perso il proprio abitat. Tutti inveivano contro di me dicendomi:
" vergognati UOMO! Vergognati! Quanto prima quel mascalzone di piromane sarà arso ed arderà perennemente nel fuoco della terra insieme al resto della propria famiglia."
Cosa potevo fare? In quelle circostanze non avevo parole. In silenzio e con attenzione osservavo quello scempio.
Lungo la strada incontravo i segnali stradali e mi rimanevano impressi perché erano tutti perforati da numerosi proiettili da armi da fuoco. Nemmeno in zona di guerra vidi tale scempio delle sagome per esercitazione di tiro al bersaglio. Arrivavo a Savelli. Avevo finito di cenare. Verso le 22:30 ero di ritorno a Verzino. Al ritorno la solita scena dei poveri animali sfollati si presentava ai miei occhi e i loro lamenti mi toccavano il cuore. Arrivato sul ponte di Sanapite, quel demone, o angelo di San Michele calava dal cielo e si posava sul parapetto a metà del ponte e con un balzo si metteva in mezzo alla strada a sbarrare il passo e mi chiedeva un passaggio.
" Sei sempre tu Castania. Ma dimmi come hai fatto a volare? Chi sei veramente tu... che penso,ti prendi gioco di me?
" Non sono Castania. Sono Sanapite vado a trovare il mio amico Castania mi dai un passaggio? "
Mi chiese quello strano figuro che si mostrava al bagliore della luna piena. Ero senza pensieri. Come un automa ubbidivo a quel nuovo personaggio che mi chiedeva un passaggio e non mostrava bene il viso perché nascosto da una felpa scura. Uno strano olezzo di carne marcia era nell'aria. Un certo silenzio dominava la vallata. Il rumore del motore arrivava ovattato alle mie orecchie. Quel giovane dicevasi chiamarsi Sanapite, mi diceva che lo avrei dovuto lasciare a Castania allo stesso posto dove avevo preso il suo amico. Sanapite montò in macchina sprofondò nel sedile e non disse una parola per il resto del viaggio fino alla dimora di Castania di fronte al cancello del: Giardino della quiete.
Sanapite scese e lo vidi saltellare su di un piede. Guardai in macchina al sedile a fianco e vidi che c'era una gamba con il piede che era rimasto lì, poggiata. Appena mi resi conto dissi a Quel Sanapite:
" Giovanotto avete lasciato questa gamba... è vostra! Vi appartiene."
Sanapite si girò verso di me in equilibrio sopra una gamba, camminava senza l'arto e senza più saltellare. Mi guardò a lungo e mi disse:
" Grazie... sono distratto. Sono figlio delle tenebre. Mi muovo in plenilunio nell'ultima settimana di settembre. La gamba che hai lì è quella che persi durante l'incendio che ha bruciato il patrimonio boschivo di Ratto ed ha provocato la morte di tutti i ratticini. "
Gli allungai quella gamba che puzzava di carne marcia. Sanapite me la scagliò rabbioso contro di me, io paravo il colpo muovendomi veloce con la macchina e la gamba di carne marcia finiva spiaccicata sul vetro del cofano posteriore dell'auto. Un puzzo di cadavere e morte mi portavo a Verzino. Non ero affatto terrorizzato, ma sconcertato per quei strani... episodi o incontri. Giunto in paese confidavo l'accaduto ad un mio compaesano e mi rassicurava che ormai non ero il primo che avevo avuto questi insoliti incontri. Concludeva dicendo:
" In tanti a Verzino potrebbero,testimoniare, queste simili episodi o incontri, ma per paura di passare come visionari preferiscono tenere il segreto dell'insolito incontro con quei strani esseri di Castania e Sanapite che accadono a quei viaggiatori che percorrono la strada Verzino Savelli e viceversa durante e solo nelle ore delle prime serate del plenilunio settembrino.

Verzino 28/09/'12
Gigino Vecchio













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