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lunedì 29 dicembre 2008

La settimana dopo il matrimonio

Questo periodo era alquanto strano e singolare. Gli sposi dovevano segregarsi in casa e non avere contatto con nessuno. La madre dello sposo ogni mattina portava loro il caffè, il latte , le uova..... Solo il giovedì, a tarda sera, facevano una breve visita ai rispettivi genitori, per tornare a rinchiudersi sino alla domenica. In quel giorno lo sposo e la sposa, agghindata per l’occasione con un elegante vestito e con una collana di perline legata da tre nastrini, si recavano a messa per ricevere la benedizione del parroco. In questa occasione si diceva che la sposa era “nesciuta i zita”. Uscendo dalla chiesa, andavano a casa dei genitori della sposa, dove venivano trattenuti per il pranzo.Ora la giovane moglie aveva una sua famiglia e, se qualche sciagurato uomo la insidiava, ella poteva con fermezza cantargli:



Nun me veniri appressu sciaguratu


Nu mme veniri appressu sciaguratu Non seguirmi sciagurato

c’haiu l’anellu e sugnu maritata. che ho l’anello e sono sposata.

Ca ‘ncunu jurnu si ti vida fratima Qualche giorno se ti vede mio fratello

ti rumpa l’occhi e ti spunta ri corna. ti rompe gli occhi e ti spunta le corna.

Sugnu la cchiu felici di li mammi Sono la più felice delle mamme

nu bellu maritu un bel marito

na casa formata. una casa sistemata.

A tutta a casa mia Per tutta la mia casa

cci su ‘mpicati ci sono appese

sazizzi, pruvuluni e supprissati. salsicce, provoloni e soppressate.

Tegnu nu lettu i lana cu ri molli Ho un letto di lana con le molle

e m’azu e curcu quannu vogliu iu e mi alzo e corico quando voglio io

e mo chi tegnu ssu beni i Diu e adesso che ho questo ben di Dio

vida si pozzu fari fissirie. vedi un po’ se posso fare pazzie.


Mentre il marito, pieno di gelosia, raccomandava alla bella moglie:


Idolo amore mio, simmi reale



Idolo, amore mio, simmi reale, Idolo, amore mio, sii a me fedele,

tu a fare cume dicu iu, tu devi fare come dico io,

cu certa gente un ci praticare con certa gente non ci devi praticare

massimamente cu chine un boglio iu, soprattutto con chi non voglio io,

mancu i l’acqua ta fare tuccare, neanche dall’acqua ti devi fare toccare,

puru di l’acqua portu gelusia, che pure dell’acqua sono geloso,

ca l’acqua è fridda e ti pò muzzicare che l’acqua è fredda e ti può mordere

puru pò fare l’amure cu ttia, anche può fare l’amore con te,

ca si vò acqua ppi tti lavari che se vuoi acqua per lavarti

sangue ti dugnu di li vene mie, sangue ti do delle mie vene,

a tuvagliella ppi ti cci stujare l’asciugamano per asciugarti

na pinnicella di lu core miu. una penna del cuore mio.

Ora questa moglie e mamma doveva pensare al corredo della sua piccola bambina. Era necessario raccogliere, filare e tessere la ginestra, pianta, allora, usata dalle famiglie più povere per la tessitura di qualsiasi indumento. Le più benestanti, invece, solevano usarla solo per la tessitura dei sacchi, preferendo per il proprio corredo lana e cotone.
http://www.galkroton.it/verzino/default.asp

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