Lasciando la statale 106 alle spalle e avventurandosi oltre un ponte stretto e cadente, si apre alla vista una tortuosa strada adornata da numerose ginestre e da infiniti oliveti. Dopo circa mezz’ora di curve e tornanti, ecco che, dall’alto “da cruce di tre arie”, spunta Verzino. Piccolo paese della provincia di Crotone, abbarbicato su una spaziosa collina circondata da uliveti, da schiere di ginestre, da fichi d’india e querce secolari.Proseguendo si giunge, senza fatica, all’interno del centro abitato, nella piazza principale: Piazza Campo. Qui confluiscono tutte le strade più importanti del piccolo comune.Accanto a questa si apre un’altra piazza di costruzione recente, al disotto della quale dimorano le botteghe artigiane e una sala convegni.Per scoprire il resto del paese, bisogna affidarsi a qualcuno del luogo che sappia e conosca ciò che ancora l’uomo non ha deturpato. Trovata la guida e salendo verso “U Spirune”, la parte più antica, sulla sinistra si nota, imponente, l’antico Palazzo ducale. Costruzione di notevole interesse storico-artistico risalente al XVII sec. Si ritiene sia stato realizzato dal Duca Nicolò Cortese nella seconda metà del 1600 e successivamente abitato da diverse famiglie: Cortese, Barberio-Toscano..., per ultimo dagli Anania e da questi poi venduto al Comune. L’impianto primitivo, centrato su un cortile rettangolare che ospitava un pozzo, era composto da tre piani, ma nell’800, l’ultimo, venne eliminato e con i materiali di risulta furono costruite alcune case ad esso adiacenti. Negli anni ’50 fu realizzata la torre con l’orologio. Negli anni ’60 venne interrato il pozzo del cortile. Tra il 1975 ed il 1980 fu ricostruito il tetto e si operò una diversa ripartizione degli spazi interni eliminando alcuni archi e motivi architettonici di valore. Oggi il palazzo si presenta con un assetto e con proporzioni notevolmente modificate rispetto alla sua “facies” originaria, a causa di numerose ristrutturazioni inappropriate. Tinteggiato di quarzo arancione ha perso ogni fascino. L’imponente portone sul quale torreggia lo stemma dei Cortese, ci introduce in una corte cementata, su cui si affacciano varie finestre e da cui partono due scalinate che conducono ai piani superiori. Il tutto abbandonato a se stesso. Continuando a salire, si giunge nella parte vecchia di Verzino, dove, è ancora possibile ammirare case in pietra e calce, adornate da volte, strettissime stradine collegate da archi e, in una piccola piazzola, la Chiesa Madre.Pochissime e contraddittorie sono le notizie sulla Chiesa di S. Maria Assunta. E’ una lapide, posta all’interno della stessa, a rivelarci che, nel 1686, il vescovo di Cerenzia e Cariati, il napoletano Mons. Gerolamo Barzellino, fece abbattere la vecchia chiesa, nata su un “alto e precipitoso clivo” ed edificare questa “in un luogo pianeggiante”. Per la nuova costruzione venne riutilizzato il materiale del tempio sacro demolito. Dopo i vari interventi di maldestra ristrutturazione (cordoli in cemento, intonaci, tinteggiature) susseguitisi nel corso degli anni, solo adesso, dopo un accurato restauro di circa 7 anni, la chiesa di S. Maria Assunta ha ritrovato l’antico splendore. Nel 1984 la Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici ed artistici, ha riconosciuto il valore artistico-storico di questo monumento. La facciata in tufo, decorata da due portali di epoca posteriore, si affaccia su una piccola piazza. La pianta è abbastanza regolare e riconducibile all’impianto basilicale romanico. Il soffitto a capriate, totalmente in legno, contempla dall’alto, le tre navate divise da archi. Le due laterali presentano, nella parte finale, due cappelle con altari, uno in gesso, l’altro in pietra. La navata centrale ha un altare marmoreo dietro il quale la sagrestia ha preso il posto del coro. Il piano interrato, invece, ospita l’antico cimitero.Usciti dalla chiesa, si scende nel centro del paese, per poi proseguire verso la parte alta “Serre Pinnute”, dove è possibile ammirare, sul lato destro del ponte(da Tinella) che divide le due zone, una serie di grotte che, nella notte dei tempi, secondo alcuni, erano abitate dal popolo di Verzino.Ai confini del centro abitato la natura regna ancora sovrana; posti incantevoli da non dimenticare di visitare sono: la piccola oasi della fiumara Vitravo, ricca di verde e cascate d’acqua, il fiume di sale, le grotte carsiche. Queste ultime interessano un vasto territorio. Dalla relazione stilata da un gruppo di speleologi, apprendiamo la struttura interna delle grotte e i particolari e pittoreschi nomi assegnati alle varie “sale”. E’ stata battezzata La grotta dello Stige, la cavità iniziale che per prima incuriosisce il visitatore. “Attraversando la Sala del Fico (così chiamata per la presenza del fico all’ingresso della grotta) si giunge, attraverso un cunicolo, alla Sala della Cupola o dello Scudo (così detta per la forma a cupola che presenta la cavità e per la presenza nella volta di un’impronta a forma di scudo).
Una serie di laghetti, allo stato attuale attraversabili solo con canotto, immettono nella Galleria delle Marmette, laddove dei suggestivi specchi d’acqua e delle cascatelle portano alla Sala dell’Incontro dove vi è la confluenza di due ruscelli. Gli abitatori di queste grotte sono anch’essi interessanti dal punto di vista biologico, è stata vista un’anguilla nera, due tipi di pipistrelli, alcuni piccoli col petto bianco, una rana rossa, rara per queste latitudini”.
PREMIO INTERNAZIONALE "RADICI"
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Premio Internazionale "RADICI" giunto alla terza edizione.
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