Per la strada, tra i vicoli, lungo i margini delle case, con le mani ricolme non già di giochi pronti ma solo di tanta fantasia, così si divertivano i nostri avi.
Giochi maschili
“A ra staccia”
Venivano raccolti dei pezzi di tegola della stessa dimensione ed arrotondati. Tranne lo “staccino”, che era più piccolo, le altre “staccie” dovevano essere di pari grandezza. Questi piccoli sassolini detti, appunto, “staccie” rappresentavano le primitive bocce.
“A ri cocule”
Una volta raccolte “i cocule”, parassiti della quercia, venivano fatte sul terreno 5 piccole buche e venivano numerate. I ragazzi si ponevano ad una certa distanza da esse e cercavano di mandare “i cocule”, secondo l’ordine numerico, nelle varie buche.
“A ra mazza e ru sbrigliu”
“A mazza” era un pezzo di legno lungo 50 cm, “u sbrigliu”, sempre di legno, era appuntito da entrambi i lati e lungo circa 20cm. Uno dei giocatori, ponendosi al centro di un cerchio, disegnato sul terreno, cercava di lanciare “u sbrigliu” con “a mazza” il più lontano possibile. L’avversario doveva ritrovare “u sbrigliu” e lanciarlo nel cerchio, se il lanciatore riusciva a riprendere “u sbriglio”e a lanciarlo lontano, si contavano i punti in base a quante mazze c’erano dal luogo in cui lo sbriglio era caduto fino al cerchio. Ricorda il gioco americano del baseball.
“U scaffu”
A turno ciascun ragazzo si poneva di spalle rispetto al gruppo degli amici tenendo la mano sinistra sotto l’ascella destra e l’altra a mo’ di paraocchi sul viso. Se riusciva a riconoscere lo schiaffeggiatore, quest’ultimo era obbligato a prendere il suo posto. Contrariamente continuava a sottoporsi ai tiri del gruppo.
Giochi femminili
“A petrilli”
Raccolte 5 pietre di forma rotonda, venivano poste a terra. Ciascuna ragazza doveva cercare di prendere un pietra da terra, buttarla in aria ed afferrare una seconda pietra senza lasciare cadere la prima. Via via il gioco diventava sempre più difficile perché bisognava gettare in aria la pietra e cercare di prenderne da terra 2 insieme. Il gioco proseguiva fino a quando la più agile riusciva a raccogliere tutte e cinque le pietre senza lasciarne cadere neanche una.
“A naca”
Legate le estremità di un filo di circa 50 cm veniva preso tra le mani e, giocando con le dita, una ragazza dava vita ad una forma geometrica, l’amica doveva riuscire a prendere il filo fra le sue dita, creando un’altra forma senza, però, ingarbugliare il filo.
“Tutù cambia posto”
Un gruppo di ragazze si posizionavano in vari luoghi della strada e dovevano restare immobili fino a quando una di loro gridava “tutù cambia posto”; a questo punto dovevano spostarsi cercando di non farsi toccare dall’amica, chi veniva toccata doveva prendere il posto della compagna.
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